Il Bruscello

Il Bruscello è una forma di spettacolo teatrale popolare un tempo molto diffusa in Toscana. A lungo si è discusso sul termine che popolarmente lo designa e l’ipotesi più attendibile pare essere che derivi da arbuscello: il ramoscello fronzuto, o l’albero addirittura, che uno degli attori porta in scena e intorno al quale si allestisce lo spettacolo.

Per il passato si hanno testimonianze di rappresentazioni di Bruscelli per tutte le aree della regione, con l’eccezione della provincia di Massa-Carrara e della parte settentrionale della provincia di Lucca (Garfagnana e Versilia Medicea). Oggi sopravvive qua e là in località spesso assai distanti fra loro e in forme alquanto differenziate. Bruscelli del tutto tradizionali infatti si rappresentano ancora a Casalino nell’alto Casentino, a Lucignano in Val di Chiana, a Pieve di Compito in Lucchesia, a Casteldelbosco nel Pisano e a Grancia e Vallemaggiore nel Grossetano. In forme più o meno modernizzate sopravvive anche a Chiesanuova e San Donato in Poggio in provincia di Firenze, e a Torritta di Siena. Sostanzialmente due sono le forme del bruscello: quello comico e quello epico. Una terza forma, il cosiddetto bruscello-caccia, vanta soltanto labili e non troppo sicure attestazioni del mondo popolare.

 

Il Bruscello epico

Il bruscello epico è, per i contenuti, assai simile al maggio anche se è diverso il metro in cui è composto e diversissime sono le modalità di rappresentazione. Ai nostri giorni i Bruscelli di tema epico sono alquanto rari e le compagnie più tradizionali ancora in vita sono per lo più orientate verso la messa in scena di bruscelli comici. Soltanto Lucignano e Casteldelbosco prediligono il genere epico. Anche il bruscello, come sempre avviene per i testi del teatro popolare, è esclusivamente in versi: per lo più ottave o sestine di endecasillabi. Metri diversi e parti in prosa caratterizzano i rifacimenti più recenti.

 

Il Bruscello comico

Mentre il Maggio è spettacolo legato, almeno in origine, al ritorno della primavera, il Bruscello, e in particolare quello comico, si rappresenta per lo più in inverno durante il periodo carnevalesco. È uno spettacolo piuttosto breve: si va dai venti minuti a poco più di un’ora e può essere rappresentato più volte in uno stesso giorno e in luoghi diversi, come i vari quartieri di un paese o le varie case contadine di un tratto di campagna. È anch’esso interamente cantato, quasi sempre accompagnato da strumenti musicali: in primo luogo l’organetto o la fisarmonica; le sue trame ruotano sempre, con risvolti obbligatoriamente comici, sul contrasto per nozze. La vicenda tipo – pur con le sue infinite varianti – racconta di una o più fanciulle innamorate di coetanei, per lo più poveri, che i genitori tentano di distogliere dai loro amori per darle in moglie a ricchi e stupidi vecchioni. Dopo esilaranti vicende si giunge sempre, nella scena finale, alla derisione dei vecchi e alle nozze fra i giovani. Oltre agli immancabili innamorati e ai vecchi scriteriati, altri personaggi compaiono nei Bruscelli comici e sono spesso figure non troppo lontane da quelle consacrate dalla commedia all’italiana: il notaio disonesto e il medico incompetente, il miles gloriosus e la servetta ficcanaso e poi tutta la serie delle più popolari maschere della tradizione: da Arlecchino e Stenterello, da Pulcinella al lucchese Pionzotto.

I costumi qualche volta sono presi a nolo; più spesso sono riadattamento di vecchi abiti smessi e ravvivati con nastri e con fronzoli di vario tipo.

Il luogo scenico, se lo consentono le condizioni atmosferiche, è quasi sempre all’aperto: il cortile di una casa contadina, la piazzetta del paese, il sagrato di una chiesa.